A conti fatti, ho “semplicemente” corso 25 secondi più veloce che a Milano, dove avevo perso quasi un minuto nell’ingorgo della partenza.
Ma, per me, non è assolutamente così. Il tempo(ne) fatto oggi vale 100 volte di più: prima di tutto perchè ero da solo, nessuno a tirarmi, nessuno di conosciuto a farmi da riferimento, ma soprattutto perchè oggi in gara ci sono stati 21Km di diluvio universale!
Arrivo a Gravellona Toce abbastanza presto, ritiro il pacco gara (da cineteca: maglia, tortellini, gnocchi, tagliatelle) e il pettorale e mi rintano in auto. Mi piace allenarmi e correre con la pioggia, ma fare una mezza maratona, dopo essersi preparato per mesi, con 2 ore da fare sotto l’acqua, mi metteva ansia. Invece una delle cose che mi ha soddisfatto della giornata è stato l’abbigliamento: svolazzini e canotta, con l’aggiunta di copribraccia. Il sacco della spazzatura per il riscaldamento ha fatto il resto. L’acqua, non l’ho praticamente sentita.
La tattica di oggi prevedeva di partire subito a 4’44 e non muovermi più da lì. Niente progressivi, o tratti col freno tirato in vista delle due salite previste. Voglio evitare di dover rincorrere per recuperare, cosa che in mezza maratona mi ha spesso penalizzato nel finale.
I primi 7Km volano via senza nemmeno rendermene conto e ho quasi paura di essere fin troppo veloce: sono praticamente sul passo del 4’41 e non sento nessun acciacco, sto veramente bene.
Il primo sussulto è al 8°, con un sottopasso (me ne avevano parlato) che lascia un piccolo segno (4’52, il chilometro più lento della gara), ma reagisco bene: abbiamo lasciato la zona industriale e ci tuffiamo nella parte più pittoresca della gara, Feriolo ed il lungolago di Mergozzo a seguire. E’ stato bello passare in questi paesini, dove la gente al bar non ha fatto mancare il suo incitamento. Con una giornata così erano da lodare.
Al 10° trovo il compagno di turno che, tirandosela per i suoi 30 anni di attività, mi gufa con un “va bhe, stiamo andando entrambi troppo veloci, scoppieremo”. Una bella macumba, allungo il passo e me lo lascio alle spalle.
Da calcolatore che sono, inizio a fare le mie proiezioni sul tempo di arrivo: ho circa una decina di secondi in meno sul muro dei 100′, anche perchè (un giorno forse lo capirò) la gara per 10Km ha segnato il passo chilometrico spaccato con il Garmin e poi nel giro di 2Km si è “allungata di 200m”.
So che a Mergozzo c’è la seconda salita, mi pare di ricordare al 14°: passa il 14, passa il 15, passa il 16 e chiedo notizie sul percorso. Ricevo un incoraggiante “guarda che era quella lunga del 14°”. Bene, era talmente lunga e poco ripida, che nemmeno me ne sono accorto.
Oramai siamo in dirittura d’arrivo, siamo nei Km spesso decisivi. Ascolto il ginocchio che si è fatto vivo al 17° di Monza, rifaccio i conteggi di proiezione e, cosa più importante, sto bene. Sono stanco si, ma le gambe riescono a spingere e il fiato, anche se non al 100%, c’è. Decido di fare in spinta 17° e 18° e, una volta messi in cantiere quei 20″ di vantaggio sull’1h40, vado in gestione. Gli ultimi 3Km sono a ritmo 4’44 4’41 4’40, entro nei 300 metri di pista, curva e guardo il cronometro che (dallo sparo) segna 1.39.35.
E’ fatta, sprinto scaricando la tensione: questa volto posso anche piangere prima del traguardo, tanto diluvia e nessuno si accorge.
Finisco in 1.39.43 di real time. Un risultato sperato quanto inatteso.
Sono nel club degli Under 100, chi l’avrebbe mai detto?
Un cenno all’organizzazione, veramente perfetta nonostante la giornata critica a livello meteorologico.
Un percorso da rifare, soprattutto per vederlo meglio, sotto un altro aspetto!