Durante l’ultima settimana ho passato i giorni a caricarmi, chiamando la Corsa del Principe come “la gara più lunga della mia vita”, dato che già in occasione della Maratonina di Busto del 2013 questa tattica aveva funzionato molto a livello psicologico.
E così è stato, qualche acciacco dal martedì prima, ma alla fine, bene o male, sono arrivato preparato come avrei voluto all’appuntamento che, appurata l’eliminazione di una maratona dal mio calendario primaverile, rappresenta il mio apice in termini di km e resistenza.
Ho deciso di spostarmi al sabato e pernottare in albergo: con un arrivo in un luogo a 30Km dalla partenza l’alternativa era una levataccia mostruosa ed un giro turistico in navetta. Grazie anche alla super disponibilità di Andrea/Insane, che mi ha fatto da taxi in direzione Salsomaggiore sia sabato che domenica, è stato più semplice affrontare l’evento, anche dal punto di vista organizzativo e mentale.
Il sabato pomeriggio quindi scorre abbastanza velocemente tra ritiro pettorali e una cena in compagnia del simpaticissimo Marco (che ha corso ovunque e dispensa pillole di esperienza sulle gare da fare e non), e di Alberto, accompagnato da sua moglie. Pizza, tortelloni e poi via a dormire.
Il pre-gara non è proprio come l’avevo pianificato: c’è molta gente (oltre 2000 i partenti) e riusciamo ad incontrare il gruppo del forum solo in extremis prima del via. Dato che erano ormai le 9 meno qualche minuto, non ho potuto incontrare Enzo, che da buon top runner si era già piazzato nelle prime posizioni. Il tempo di fare una foto ed è già ora dello sparo.
Si parte. Generalmente raccontare una gara lunga può essere noioso, ma non mi faccio mancare niente e dopo nemmeno 200 metri, creo già l’episodio che condizionerà la mia giornata: mi sposto sulla sinistra per alleggerire la calca della massa appena partita, alzo lo sguardo per vedere Andrea qualche metro più avanti e… mi trovo in terra, dopo aver strisciato sull’asfalto. Sdraiato, guardo indietro per capire cosa mi aveva fatto cadere e riesco a vedere quel maledetto asfalto rotto e scoppiato all’insù che ha agganciato il mio piede sinistro. La fortuna è stata che ero ancora con guanti e manicotti addosso (mi sarei scorticato mezzo) e che non sono caduto frontalmente sulle ginocchia, ma strisciando il lato destro. Mi alzo d’istinto in un amen, Doriano si sincera sulle mie gambe, rispondo che è tutto ok, bluffando, perché già sento l’anca e il ginocchio bruciare.
Di fermarmi non se ne parla, cerco di non pensarci e mi autoconvinco che i dolori siano passeggeri. Altro punto a mio favore, l’aver pianificato di correre i primi 8Km ad un ritmo agevole e in compagnia di un bel gruppo di forumendoli. Si gira poco sotto i 5.10, c’è modo di parlare e scherzare e questo mi aiuta a distogliere il pensiero dal bruciore all’anca, che sembra essere il punto che ha subito maggiormente il colpo. Il ginocchio sembra essere invece sano.
Arriva il primo punto di svolta, al Km 9, passato il primo terzo di gara, il mio piano quotidiano (che mi vede proiettato ad una media totale inferiore ai 5’) prevede che si faccia un primo accenno di progressione. All’altezza di Fidenza, decido quindi di salutare il gruppo di amici, mi giro 2-3 volte per vedere se qualcuno mi vuol far compagnia, ma poi mi rendo conto che sarà una corsa solitaria per le quasi 2 ore che mi separano dal traguardo. In realtà il mio cambio di passo non è poi così marcato: la prima parte era prevista a 5.10, ma mi aveva lasciato in dote una media di 5.04, quindi decido di non spingere in modo deciso, ma semplicemente di limare ancora qualche secondo. Passo e saluto “unalieno” (che fa la maratona) e raggiungo al 14° Luca (lcmanto) con qui scambio piacevolmente una decina di minuti di chiacchiere, rendendo a lui più ardua l’impresa di tenere la sua FC sotto controllo (lui sta sui 160, mi chiede a quanto sto io e la risposta è 143). Al 15°, in corrispondenza di un piccolo cavalcavia, un altro episodio che mi da fastidio: scarpa slacciata. Devo fermarmi, perdo anche più tempo del necessario (passaggio a 5.17) e riparto, riprendendo quasi subito Luca, che mi vede brillante e mi saluta con un “vai pure, ci vediamo all’arrivo”.
Ed è effettivamente lì che ho la mia gara cambia. A causa del brutto passaggio a 5.17 mi prende la smania di recuperare il tempo perso. Dal 16° alla fine non farò più un Km sopra i 5’. La parte più brillante è quella che mi porta fino all’arrivo della mezza a Fontanellato, corro bene, ho passaggi anche fin troppo veloci (un 4.47 e un 4.43). Ritrovo in questo tratto il ciclista che al Km 5 aveva scambiato qualche battuta con il gruppo. Lo richiamo per farmi notare, e lui in cambio non mi molla per una ventina di minuti buoni. Da un lato mi affatica perché sono a 4.50 e mi fa parlare, ma dall’altro mi aiuta non poco perché mi rendo conto che i suoi “dai stai correndo bene” e “guarda quanti ne stai passando” talvolta fanno veramente la differenza.
Siamo negli ultimi 7, quel tratto di percorso che mai ho vissuto in una gara competitiva. Comincio a vedere i primi maratoneti in difficoltà, inizio a contare i Km che mi separano al traguardo. Il mio piano sta funzionando, sto recuperando ma sono ancora qualche secondo sopra i 5’ medi. La forza scarseggia, ma devo spingere ancora. All’ingresso di Soragna, luogo di arrivo, ci aspetta una piccola salita, qualcuno chiede al volontario di turno “quanto manca?”, la risposta è “meno di 1Km”. Allora spingo, vedo il traguardo, ma dobbiamo girare improvvisamente a sinistra, altra leggera salita con sanpietrini. Maledico per un attimo quel tratto finale aggiuntivo, ma poi mi ricredo perché scopro che il tanto pubblicizzato arrivo “al Palazzo del Principe” consiste in un vero e proprio passaggio all’interno del Palazzo: tappeto rosso, ingresso nel salone con tanto di lampadario luccicante sopra e foto (che mi toccherà comprare). Dopo questo sussulto, un ultima difficoltà prima dello sprint: l’uscita dal palazzo consiste in 5-6 gradini in discesa, con le gambe che si piegano a fatica cerco di passarli velocemente, esco dal giardino, giro a sinistra ed eccomi sprintare. Chilometro finale in 4.46, chiudo i 28.9Km del percorso in 2 ore 23 minuti e 45 secondi di real time, al passo medio di 4.58. Missione compiuta! Il tempo di ricevere la medaglia e mi dirigo nuovamente alle transenne, così da poter seguire in diretta l’arrivo di Alberto, Doriano, Andrea e anche Luca. Ancora qualche foto al ristoro finale e via a cambiarsi.
Dando un ultimo sguardo all’organizzazione direi che qualche piccola sbavatura c’è stata, ma comprensibile a mio giudizio. Non è semplice gestire 4 gare in contemporanea (10, 21, 30 e 42), con arrivo in 4 località diverse e relativa logistica di navette e trasporto borse. Apprezzabile anche il pacco finale, che non offriva la solita maglia tecnica da infilare in fondo al cassetto ma una selezione valida di prodotti locali. Ottima anche la scelta di quest’anno di riportare la partenza a Salsomaggiore (negli ultimi anni era stata utilizzata come base Fidenza), che è sicuramente più attrezzata in termini di strutture alberghiere. Considerata la tripla scelta sulla distanza, direi che si presta ad essere inserita in calendario anche per i prossimi anni.