Mezza di Busto 2014, eccomi di nuovo qui. La mia prima gara “lunga” (la 10Km del 2011), la maratonina che sento mia, perché la partenza è a 2Km in linea d’aria da dove abito. E quindi, terza partecipazione in fila per la gara di casa.
Alcune novità di quest’anno sono il segnale che l’organizzazione non si siede sugli allori ma cerca di migliorarsi costantemente. Non è così frequente trovare società che lavorano per migliorare l’evento, mantenendo il prezzo sicuramente a livelli inferiori rispetto ad altre gare simili.
La partecipazione del Forum è numerosa come non mai, e riusciamo (mi prendo un po’ di meriti anche io) a limitare le classiche dispersioni di persone, della serie “non vi ho trovato” “non ho capito”. C’è tempo per fare un ritrovo al sabato con Filo, AMJ e Danilo (mentre con Pier sarà solo virtuale!), per cambiarsi in compagnia al deposito borse e per la foto di rito che viene veramente bene, con l’unico neo legato all’assenza di Doriano, attardatosi nelle procedure pre gara.
La mezza di Busto si sa, è abbonata con il maltempo. Ma, a dirla tutta, son 3 anni che il meteo lascia incerti sull’abbigliamento nei giorni precedenti, per poi graziarci durante le 2 ore scarse di gara. La temperatura alta non lascia dubbi: canotta e pantaloncini, non serve altro.
Come arrivo a questa gara? In una situazione totalmente inedita per me: vengo da due 21km (Bologna e Cremona) prese come puro allenamento, a ritmi lenti, ma soprattutto sono nel bel mezzo della preparazione per l’obiettivo autunnale, che è Firenze. Però ho scelto la tabella di Pizzolato, perché avrebbe mantenuto un certo livello di velocità, con ripetute da tirare a ritmi molto alti. Quindi mi presento allo start con la voglia, e la possibilità, di stare in “zona PB”, o comunque intorno al 95’. L’incognita per me è data dalla tenuta del mio ritmo mezza, ma proverò a partire poco sotto il 4.30 curioso di capire per quanti km riuscirò a tenerlo.
La nuova starting-line è una gran scelta rispetto al passato: viale più ampio e nessuna curva per un paio di km.
Partiamo leggermente indietro nel gruppo, poco dopo lo sparo facciamo due pause e ripartiamo (leggerò poi di una ragazza caduta alla partenza), il che significa “scordati i pacer”, fuggiti con lo sparo. Il rettilineo infinito è comunque trafficato, con Danilo alle costole mi porto subito nel viale parallelo per risalire velocemente la china ed impostare il mio ritmo.
Anche oggi ho settato il Garmin con LAP lunghi (4Km) per evitare di stare troppo legato al cronometro, confidando nelle mie potenzialità di mantenere un andatura regolare. Analizzando a posteriori la traccia, leggo che il primo Km sarà il più lento della gara, com’è giusto che sia, a 4.37.
Lasciata la parte abitata della città, ci si dirige nella zona industriale che ci terrà compagnia dal terzo al decimo chilometro: strade larghe, visibilità ampia sulle poche curve a 90° e quindi tratto che, seppur noioso a livello paesaggistico, mi aiuta molto a fare ritmo. I passaggi fino all’arrivo in pista sono tutti tra 4.26 e 4.28. I Km 10 ed 11 sono quelli a ridosso dello stadio di atletica: è un tratto apparentemente controverso (un giro di pista a metà gara? Perché?), ma a me piace sempre, si incontrano in ingresso gli amici più veloci, in uscita quelli più lenti, ci si saluta, ci si incita. E non a caso questi due Km li faccio in 4.23 e 4.22
Cominciano a manifestarsi le prime avvisaglie di stanchezza, insiemi ai maledetti problemi di vesciche alle dita dei miei piedi, che iniziano a tormentarmi dopo 1 ora di gara, complice anche l’umidità a livelli alti. Salgono in me i primi dubbi sulla tenuta del ritmo. I palloncini rossi dell’1h35 sono sempre davanti a me di una cinquantina di metri, da un rapido calcolo ho circa un minuto di differenza, contando che parte di questo gap verrà colmato dal real time.
Ritornati in città, qualche gruppo che suona aiuta a tenere il ritmo. Nonostante tutto sono costante sul 4.27. Imbocco il Viale Stelvio, che nella gara di Busto vedo un po’ come lo spartiacque, perché sono al punto dove ti trovi in un rettilineo di quasi 2km in leggera discesa, prima del passaggio in centro. I Km sono 19 e mi faccio tentare dal fare un passaggio a 4.30. Mi affianca un runner, un paio di battute sulla distanza residua, ma lui è a passo tranquillo e continua a farmi domande sulla maratona. Staccando la testa per 500 metri riesco a superare la difficoltà, butto l’occhio sul Garmin che segna 4.25, e mi conforta.
Al cartello del 20, praticamente quasi in zona pedonale, ecco la sorpresa: convinto di essere a cavallo del 95’, da un rapido calcolo mi accorgo che facendo l’ultimo chilometro e 100 metri a 4.30, posso arrivare a ridosso del mio personale, forse di qualche secondo oltre. Non è l’obiettivo di giornata, ma ci provo, curva verso la zona pedonale, tanta gente che (da buoni Bustocchi) guarda in silenzio, alzo le mani, chiamo l’applauso, e qualcuno finalmente incita un po’. Sto dando tutto quello che ho, ultima curva a sinistra, altri 300 metri di rettilineo, non ho guardato più il GPS dal cartello dei 20, do una rapida occhiata quando vedo il gonfiabile del traguardo e scopro che sono al di sotto del tempo. Arrivo esultante e mi metto a lato, 1.34.18, pochi secondi (9) in meno di Ferrara, ma è ancora più bello quando non te lo aspetti. Qualche lacrima di tensione, il tempo di scrutare velocemente il Garmin per rendermi conto che dal fatidico cartello in poi ho corso a 4.05, con gli ultimi 300 metri a 3.41! (La traccia parla pure di un 3.18 registrato sulla linea del traguardo)
Arrivare con questo passo è il risultato di tanti effetti concomitanti. La preparazione in corso, per me che non ne ho fatta mai una, mostra i suoi effetti, anche se non specifica. Spingere nel finale in questo modo dimostra che ho ancora margini di miglioramento sulla distanza. Infine, correre per ore e fare anche uscite lunghissime, fa sembrare le distanze inferiori ancora più corte, perché questa mezza mi è veramente volata via, non ho mai sentito arrivare dal mio cervello la domanda “quanto manca?”.
A mente fredda completo il quadro: ho corso a 7 giorni di distanza dal lunghissimo di 36Km, dimostrando a me stesso di averlo recuperato completamente. Mi piacciono le sfide, qualcuno aveva detto “se non sei in grado di fare una maratonina tirata a 7 giorni da un lungo, non sei pronto per una maratona”. Ecco, oggi forse mi sento più pronto per la prossima grande fatica.
Il post gara procede con una splendida pizzata di gruppo in compagnia, veramente piacevole, che lascia sempre quella voglia di ripetere tutto a breve termine, perché siamo davvero un bel gruppo!