2014: numeri numeri numeri, 2015: obiettivi

Come ogni buon runner amante delle statistiche, unisco le forze dei vari Garmin Connect/Strava/Veloviewer/Smashrun e sparo una serie di numeri da far impallidire chiunque.

Partiamo dal numero totale: 2.219Km, che sono ovviamente il mio record annuale (1.451 nell’anno precedente), ampiamente oltre le previsioni, grazie anche alla preparazione della Maratona di Firenze che ha portato in dote 700Km in 3 Mesi, con una punta di 30 giorni “mobili” di 300Km, tra inizio ottobre e inizio novembre. Sempre in questo periodo ho toccato il mio high settimanale con 80Km in 5 uscite.

Il mese solare con più uscite è stato quindi Novembre (265,60 che è anche career high), seguito da Ottobre (254) e Settembre (231). A testimoniare il sovraccarico della preparazione Maratona, il mese di Dicembre ha registrato il peggior chilometraggio (134).

Il “passo medio annuale” è stato 5.03, in incremento rispetto al passato di qualche secondo (5.06 nel 2013).

Nel giro di 2 anni, da 2012 al 2014, ho raddoppiato il numero di giorni con uscite: nell’anno appena concluso ho corso per 3,6 giorni a settimana, facendo pendere la bilancia dalla parte dei “giorni con corsa” (187).

Scontato che la domenica sia stato il giorno più battuto (43 domeniche di corsa) e che, di conseguenza, il lunedì sia stato il giorno del riposo (14 uscite)

La striscia consecutiva più lunga è stata di 4 giorni, dal 31 maggio al 3 giugno. Il digiuno più lungo dopo la Maratona di Firenze, 3 giorni senza corse.

Ho quasi equamente diviso le uscite serali e quelle del mattino, con leggera prevalenza delle prime (52%). In passato questo dominio era più netto (65%), segno che le levatacce estive ed autunnali hanno lasciato il segno nelle statistiche.

Parlando di tempi, posso dire di aver raggiunto ogni tipo di obiettivo.

Sui 5Km ho ottenuto uno stratosferico 19.35, sui 10Km 42.50, mentre sulla Mezza Maratona ho più volte ritoccato il personale, l’ultima volta a Busto Arsizio in 1.33.17

Mi ero prefissato di provare a correre una Maratona quest’anno: ne ho corse ben due, a Milano (con esito poco entusiasmante) e a Firenze, dove ho centrato un tempo vicino al mio massimo potenziale.

Cosa farò nel 2015? Sicuramente (e non è una promessa da marinaio) non sarà ricordato come l’anno delle Maratone: se ne correrò una, sarà a Venezia. In Primavera ho voglia di tornare alle distanze che mi divertono, a partire dalle 10k fino alle Mezze Maratone, e poi alle consuete serali estive. Se devo parlare di cronometro, mi piacerebbe fare 1h32 in Mezza, 41′ sui 10k, mentre sui 5k credo di avere poco margine, quindi difficile fare previsioni.

Podistica di Santo Stefano 2014, Sant’Agata Bolognese

Gareggio poco o mai in inverno, un po’ perché temo il freddo, un po’ perché solitamente l’autunno è abbastanza impegnativo sotto il profilo agonistico, e a dicembre arrivo scarico. Ma questo 2014 non è paragonabile a nessun altro anno podistico per me, e quindi quale modo migliore per piazzare un ultimo pettorale FIDAL al 26 di Dicembre?

Ho trovato questa gara quasi per caso spulciando i calendari, ed approfittando del fatto che quel giorno, nel pieno delle festività, mi sarei trovato in terra bolognese, mi sono iscritto. Da qualche veloce controllo su internet, è una competizione ben articolata, partecipata ed organizzata ottimamente.

Sant’Agata è la patria della Lamborghini, e non c’è da stupirsi se, arrivato sul posto, ci siano due Lambo parcheggiate in zona partenza, e una di queste farà da apripista per tutta la corsa. Il ritiro pettorale è rapido, la temperatura bassa invoglia al riscaldamento, che eseguo con qualche allungo finale.

8km. Una distanza strana, che non so nemmeno come affrontare, perché dopo mesi di fondo lento l’ultimo km più veloce penso di averlo fatto in settembre durante le ripetute sui 1000. Che faccio? Provo a tenere un’ipotetica nuova VR sui 10 (4.10), oppure tiro per vedere quando scoppio?

Lo start è nella piazza principale, con molta gente per l’occasione. La gara prevede 3 giri da 2700 scarsi: solitamente sono scettico sui circuiti, ma devo dire che nelle gare veloci li preferisco, perché prendi confidenza col percorso, vedi più pubblico e non hai certo tempo di annoiarti.

Al via rimango un po’ imbottigliato, dopo 300m c’è subito una doppia curva a gomito che a fatica sgrana il gruppo. Cerco di non spingere subito, ma al primo sguardo cronometrico sono a 3.45! Con il primo rettilineo cerco di tornare progressivamente su ritmi più sostenibili e chiudo il km 1 a 4.03
Il secondo km conferma una mia recente impressione: nelle uscite veloci, la mia asma si manifesta pesantemente dopo 5′ di respirazione affannosa. Sento subito una sensazione di fiato corto, di “non ne ho più” e giro a 4.09
Per fortuna si ripassa dal via e torno a spingere (4.04 al terzo e al quarto). Al quinto mi si slaccia una scarpa. Maledico le stringhe delle DS Racer (mi capitava con la versione 9, ed ecco che la 10 al suo debutto non è da meno), mi fermo e riparto. Quinto km a 4.07, sesto a 4.03 e nuovo passaggio dalla piazza.

Tempo di calcoli: il passo medio al sesto è 4.06, prevedevo di essere 30″ più lento, ma sto bene. Ora che faccio? Le gambe vanno, il settimo è a 4.03 e supero gente che non ne ha più. Per un attimo mi viene un’idea malsana: tiro dritto al traguardo e frantumo il personale sui 10? Mi aspettano le ultime due curve, accelero ulteriormente e sono sui 4 netti, vado (finalmente) in apnea. Ripongo le speranze belliche di proseguire, accodandomi per l’ordine di arrivo manuale, così come avviene spesso in Emilia Romagna.

Chiudo la mia gara-test di 8km in 32.34 a 4.04 di media.
Sicuramente un tempo che non pensavo di poter fare, anche se speravo di poter fare qualcosa meno di 4.10
Una iniezione di fiducia per le prime gare 2015, puntando ad abbassare il tempo sui 10k, dove a questo punto il 41′ è un tempo che devo cercare di ottenere.

http://connect.garmin.com/modern/activity/656906685/1?lang=it

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Firenze Marathon, 30 Novembre 2014

Se dopo la Maratona di Milano ho dovuto attendere qualche giorno prima di poter scrivere un racconto lucido, dopo Firenze le idee sono più ordinate e quindi mi è più semplice raccontare il mio 30 Novembre 2014.

Parto un po’ più lontano perché si, questa volta, la maratona l’ho preparata davvero, ed è forse stata la conquista più inattesa del mio autunno. 12 settimane di tabella, presa da una base di Pizzolato, 47 allenamenti per un totale di 684Km, punta di 80Km settimanali e tempi rispettati in qualsiasi sessione, dalle ripetute ai lunghissimi, fatti ogni volta sempre con risultati migliori. Il giorno prima della gara ho indossato le scarpette per completare il programma, facendo 20 minuti come consigliato da coach Max, per “sentire” l’aria della competizione, per ambientarmi e per correre nei posti che avrei visto nel finale il giorno dopo. Durante l’uscita, mi sono sentito a posto con la coscienza, quello che dovevo fare l’ho fatto, non c’era nulla da recriminare, comunque fosse andata. E a settembre avrei messo la firma per arrivare così alla vigilia della Maratona.

IMAG0305Dopo una splendida serata passata con tutti i forumendoli e uno scoppiettante pre-gara con fotografie annesse, è già ora di mettersi in fila. Sono solo, perché la mia griglia (la quinta) è di quelle sfigate: non è l’ultima, quella degli esordienti, ma non è nemmeno quella di chi ne ha già fatta una decentemente. E’ proprio quella di chi ambisce a correre a 6’/Km, e so già che questo mi rallenterà nella prima parte di gara.

DSC_0197Nei 15 minuti che mi separano dallo sparo ascolto un po’ di musica, ho voluto fare questa nuova prova per stemperare l’attesa. Siamo veramente tanti, non ho mai corso con così tanta gente. Si parte, passo sotto il gonfiabile dopo quasi 4 minuti e nei primi 500 metri sono costretto a 3 stop completi perché la gente si ferma per essere inquadrata da fotografi e telecamere. Cerco di mantenere la calma e non farmi prendere dal panico, evito di fare slalom e di sprecare energie inutili, ma passo al Km 5 con oltre 2 minuti in più rispetto ad un ipotetico 5.05 che mi avrebbe portato dritto all’obiettivo.

Ci dirigiamo verso le Cascine, l’umidità è a livelli pazzeschi, sono già completamente sudato, ma con impostazione Zen non mi agito, anche se i viali lunghi del parco sono stretti, ed è molto difficile per me lasciare indietro chi ha impostato un ritmo decisamente più lento del mio. Fortunatamente ad un certo punto c’è un controviale, mi sposto e riesco a fare un paio di Km più spinti e arrivare al 10° Km limitando un po’ i danni. Ho comunque più di 3 minuti già “persi”.

Dopo aver superato Cristiano, mi rendo conto che (come lui mi ha raccontato) il tentativo di tenere una FC sotto controllo almeno fino al 25, è pura utopia. I battiti sono già a 150, che teoricamente poteva essere la FC media di tutta la gara. Dopo aver tentato di limitarla un po’, come già avevo provato con successo in allenamento, decido che alla fine è inutile, quindi penso al passo e nient’altro. Il ritmo c’è, viaggio tra 5.01 e 5.08 (durante ristori e pause fisiologiche) e la sensazione comincia a diventare finalmente positiva.

Passo alla mezza in 1h50, in parata con Doriano, e penso che se riesco a mantenere il passo, posso fare un bel sub 3h40 con negative split, che sarebbe un sogno. Lasciato Palazzo Pitti sulla destra c’è una leggera discesa che porta verso Ponte Vecchio (che passeremo più tardi), prima di girare a destra. E’ il primo muro umano: tantissima gente, sembra di stare in quelle tappe del Giro d’Italia dove gli scalatori quasi devono chiedere permesso tra la folla. A me questi momenti esaltano, non posso negarlo: percorro la curva verso il lungarno aizzando la folla, nemmeno avessi segnato un gol al 90° di una finale mondiale.

Fino al 30° tutto scorre sempre molto regolare. Passo anche due punti che erano stati indicati come complessi, prima il passaggio vicino alla partenza e poi quello nella zona dell’Expo, poco popolata. Ma la gara oggi non mi pesa, non ho assolutamente la sensazione classica da “quanto manca?” o dell’incessante passare dei LAP del Garmin. E sono talmente tranquillo mentalmente, che i 3 gel pianificati (10-20-35) mi ricordo di prenderli sempre con ritardo, da quanto sono spensierato. I ristori li ho fatti praticamente tutti (credo di aver saltato solo quello del Km 5 perché ero vicino ai pacer delle 4h) evitando, come da consigli, di fare la star e bere in corsa, fermandomi ogni volta: 2-3 passi, due sorsi e si riparte.

Dal 30 in poi inizia la parte più difficile della maratona. Tanta gente comincia a camminare, io mi faccio sempre condizionare da questi episodi e accuso un po’, ma il passo è comunque buono in questa fase, anche se non brillante come prima (5.08). Al 35°Km passo per la prima volta in Piazza Duomo, dove vengo sommerso di gente che incita, comincio a dirmi che, con quella folla, di camminare non se ne parla, perché questi sono talmente carichi che vengono dentro le transenne e ti spingono a calci! A 7Km dall’arrivo passo in 3h esatte, in linea con un ipotetico 3.37 che sarebbe stratosferico. Penso a Carpi, dove ho chiuso 35Km in 2h59 faticando, penso che sia strano come tu possa tenere un 5.02 in allenamento per 36Km, arrivando bene, per poi trovarti a 5.07 in difficoltà il giorno dell’esame.

Dopo il Duomo andiamo verso Piazza Repubblica, sempre gremita di gente, e sento che le forze sono ormai agli sgoccioli. Cerco di tenere ancora per un po’, poi entra in gioco la fase due: la testa. Quella testa che mi aveva abbandonato prematuramente a Milano, oggi decide di assecondarmi, o meglio sono io che la controllo: finalmente un risultato evidente delle tante ore di allenamento a gambe stanche. Non voglio camminare, per un attimo mi salta in testa il pensiero della Maratona di Reggio Emilia del 14/12 (“puoi riprovare fra 2 settimane, Kostia!”), ma la risposta è immediata (“sto già morendo ora, piuttosto che farne un’altra arrivo sui gomiti, ma non mi fermo”). Con questi diversivi riesco a fare ancora un paio di Km e siamo al 38. Il passo è calato drasticamente, sono intorno al 5.40 ma non mollo: ripenso al percorso, mi ero detto che una volta al 39 sopra Ponte Vecchio sarebbe stata psicologicamente tutta in discesa, mi faccio forza e lo affronto, con ancora tantissima gente ad incitare, ma questa volta non riesco nemmeno a chiedere l’applauso. Il tratto fino a Piazza della Signoria e poi nuovamente in Duomo è unico, per diversi tratti alzo lo sguardo ad ammirare questa splendida città, attorniato dalla folla che in questo momento è veramente determinante per la riuscita della gara. Arrivo al ristoro del 40, dietro il Duomo, mi concedo 30 secondi di pausa, per un attimo mi gira la testa ma sul momento non do peso alla cosa. Si passa il Bargello, il passo è ormai assestato sui 6’, ma corro. Il fondo di questi ultimi 4Km è difficilissimo con lastroni a rompere il ritmo. Si torna sul viale del 41, noto che Doriano è poco più avanti di me, ma non mi sono nemmeno accorto del controsorpasso. Alzo lo sguardo vedo una pubblicità Asics messa in quel punto non a caso: “We always finish what we start”. Ambulanze, come ad ogni finale di Maratona, ma ad una curva che immette sul lungarno scorgo, oltre ai mezzi di soccorso, 4-5 persone che tengono un telo bianco, in una di quelle scene che solitamente vedi solo in TV. Rallento ulteriormente, attendo ormai le ultime due curve, mi raggiunge Leox: avevo previsto un suo recupero in progressione e si è puntualmente verificato. Mi propone un arrivo in parata, ma devo recuperare mia figlia e, fresco, mi risponde “ci si vede all’arrivo allora”.

DSC_0198Sguardo a destra, mia moglie che, con l’aiuto di un addetto, fa passare Lara oltre le transenne, la prendo per mano, le chiedo di rallentare perché corre più di me. Curva a destra, siamo al 42, Piazza Santa Croce e il tappeto blu in fondo, si gira a sinistra, la tribuna è piena di gente, chiedo un ultimo applauso alzando le braccia al cielo con mia figlia e taglio il traguardo i 3 ore 46 minuti e 45 secondi.

Dopo l’arrivo la strada verso le borse è lunga, tortuosa e trafficata. Ma, una volta ritrovato Leox e coperto con la termica dell’organizzazione, è anche un momento di riflessione su quanto appena fatto. Mi piace ricordare una splendida sua frase, a coronazione di un super debutto, che sentenzia “comunque, cronometri a parte, noi s’è fatta un’impresa!”, che in accento toscano rende 100 volte in più.  Ed è questo proprio il mio pensiero, cronometro a parte, correre per 42Km era una cosa che non avevo mai fatto prima, ora ci sono riuscito e mi sento veramente un Maratoneta con la M maiuscola.

Una volta acceso nuovamente il telefono i messaggi sono tantissimi, segno che il nostro forum è una grande famiglia, e farà tantissimo piacere leggere che mentre correvo, c’era qualcuno che commentava i miei passaggi e incitava virtualmente. E’ purtroppo anche il modo più immediato per apprendere che quei teli bianchi al Km 41 coprivano un podista come tanti, Luigi, di soli 38 anni che non è riuscito a prendere la medaglia di Finisher, e questo rattrista la mattina di sport e gioia.

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Il rientro in albergo è stato poi per me abbastanza traumatico, con problemi di stomaco, nausea e poca voglia di reintegrare. Mia moglie si è dovuta sobbarcare tutta la gestione del dopo-gara e del trasferimento verso Santa Maria Novella, che io ho fatto in piena modalità Zombie. Come ho scritto su Facebook dopo la gara, fare il maratoneta è difficile, ma non ci dobbiamo dimenticare che dietro un maratoneta c’è quasi sempre una compagna che lo supporta, non solo il giorno della gara, ma anche per tutti i mesi che precedono l’evento. Senza, sarebbe tutto più difficile.

Non faccio piani per il futuro, dopo Milano ho avuto rigetto, tant’è che ho fatto solo 3 gare con impegno (Firenze compresa) negli ultimi 8 mesi. Dopo il debutto era scattato in me un senso di rivalsa, ora gli esperti mi dicono che dovrebbe scattare la voglia di migliorarmi. Mi limito a dire che per ora sta avendo la meglio maggiormente il difficile decorso post-gara e gli eventi del Km 41, rispetto alla voglia di tentare una nuova Maratona. Se così sarà, sarà un discorso dell’autunno 2015.

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