Se dopo la Maratona di Milano ho dovuto attendere qualche giorno prima di poter scrivere un racconto lucido, dopo Firenze le idee sono più ordinate e quindi mi è più semplice raccontare il mio 30 Novembre 2014.
Parto un po’ più lontano perché si, questa volta, la maratona l’ho preparata davvero, ed è forse stata la conquista più inattesa del mio autunno. 12 settimane di tabella, presa da una base di Pizzolato, 47 allenamenti per un totale di 684Km, punta di 80Km settimanali e tempi rispettati in qualsiasi sessione, dalle ripetute ai lunghissimi, fatti ogni volta sempre con risultati migliori. Il giorno prima della gara ho indossato le scarpette per completare il programma, facendo 20 minuti come consigliato da coach Max, per “sentire” l’aria della competizione, per ambientarmi e per correre nei posti che avrei visto nel finale il giorno dopo. Durante l’uscita, mi sono sentito a posto con la coscienza, quello che dovevo fare l’ho fatto, non c’era nulla da recriminare, comunque fosse andata. E a settembre avrei messo la firma per arrivare così alla vigilia della Maratona.
Dopo una splendida serata passata con tutti i forumendoli e uno scoppiettante pre-gara con fotografie annesse, è già ora di mettersi in fila. Sono solo, perché la mia griglia (la quinta) è di quelle sfigate: non è l’ultima, quella degli esordienti, ma non è nemmeno quella di chi ne ha già fatta una decentemente. E’ proprio quella di chi ambisce a correre a 6’/Km, e so già che questo mi rallenterà nella prima parte di gara.
Nei 15 minuti che mi separano dallo sparo ascolto un po’ di musica, ho voluto fare questa nuova prova per stemperare l’attesa. Siamo veramente tanti, non ho mai corso con così tanta gente. Si parte, passo sotto il gonfiabile dopo quasi 4 minuti e nei primi 500 metri sono costretto a 3 stop completi perché la gente si ferma per essere inquadrata da fotografi e telecamere. Cerco di mantenere la calma e non farmi prendere dal panico, evito di fare slalom e di sprecare energie inutili, ma passo al Km 5 con oltre 2 minuti in più rispetto ad un ipotetico 5.05 che mi avrebbe portato dritto all’obiettivo.
Ci dirigiamo verso le Cascine, l’umidità è a livelli pazzeschi, sono già completamente sudato, ma con impostazione Zen non mi agito, anche se i viali lunghi del parco sono stretti, ed è molto difficile per me lasciare indietro chi ha impostato un ritmo decisamente più lento del mio. Fortunatamente ad un certo punto c’è un controviale, mi sposto e riesco a fare un paio di Km più spinti e arrivare al 10° Km limitando un po’ i danni. Ho comunque più di 3 minuti già “persi”.
Dopo aver superato Cristiano, mi rendo conto che (come lui mi ha raccontato) il tentativo di tenere una FC sotto controllo almeno fino al 25, è pura utopia. I battiti sono già a 150, che teoricamente poteva essere la FC media di tutta la gara. Dopo aver tentato di limitarla un po’, come già avevo provato con successo in allenamento, decido che alla fine è inutile, quindi penso al passo e nient’altro. Il ritmo c’è, viaggio tra 5.01 e 5.08 (durante ristori e pause fisiologiche) e la sensazione comincia a diventare finalmente positiva.
Passo alla mezza in 1h50, in parata con Doriano, e penso che se riesco a mantenere il passo, posso fare un bel sub 3h40 con negative split, che sarebbe un sogno. Lasciato Palazzo Pitti sulla destra c’è una leggera discesa che porta verso Ponte Vecchio (che passeremo più tardi), prima di girare a destra. E’ il primo muro umano: tantissima gente, sembra di stare in quelle tappe del Giro d’Italia dove gli scalatori quasi devono chiedere permesso tra la folla. A me questi momenti esaltano, non posso negarlo: percorro la curva verso il lungarno aizzando la folla, nemmeno avessi segnato un gol al 90° di una finale mondiale.
Fino al 30° tutto scorre sempre molto regolare. Passo anche due punti che erano stati indicati come complessi, prima il passaggio vicino alla partenza e poi quello nella zona dell’Expo, poco popolata. Ma la gara oggi non mi pesa, non ho assolutamente la sensazione classica da “quanto manca?” o dell’incessante passare dei LAP del Garmin. E sono talmente tranquillo mentalmente, che i 3 gel pianificati (10-20-35) mi ricordo di prenderli sempre con ritardo, da quanto sono spensierato. I ristori li ho fatti praticamente tutti (credo di aver saltato solo quello del Km 5 perché ero vicino ai pacer delle 4h) evitando, come da consigli, di fare la star e bere in corsa, fermandomi ogni volta: 2-3 passi, due sorsi e si riparte.
Dal 30 in poi inizia la parte più difficile della maratona. Tanta gente comincia a camminare, io mi faccio sempre condizionare da questi episodi e accuso un po’, ma il passo è comunque buono in questa fase, anche se non brillante come prima (5.08). Al 35°Km passo per la prima volta in Piazza Duomo, dove vengo sommerso di gente che incita, comincio a dirmi che, con quella folla, di camminare non se ne parla, perché questi sono talmente carichi che vengono dentro le transenne e ti spingono a calci! A 7Km dall’arrivo passo in 3h esatte, in linea con un ipotetico 3.37 che sarebbe stratosferico. Penso a Carpi, dove ho chiuso 35Km in 2h59 faticando, penso che sia strano come tu possa tenere un 5.02 in allenamento per 36Km, arrivando bene, per poi trovarti a 5.07 in difficoltà il giorno dell’esame.
Dopo il Duomo andiamo verso Piazza Repubblica, sempre gremita di gente, e sento che le forze sono ormai agli sgoccioli. Cerco di tenere ancora per un po’, poi entra in gioco la fase due: la testa. Quella testa che mi aveva abbandonato prematuramente a Milano, oggi decide di assecondarmi, o meglio sono io che la controllo: finalmente un risultato evidente delle tante ore di allenamento a gambe stanche. Non voglio camminare, per un attimo mi salta in testa il pensiero della Maratona di Reggio Emilia del 14/12 (“puoi riprovare fra 2 settimane, Kostia!”), ma la risposta è immediata (“sto già morendo ora, piuttosto che farne un’altra arrivo sui gomiti, ma non mi fermo”). Con questi diversivi riesco a fare ancora un paio di Km e siamo al 38. Il passo è calato drasticamente, sono intorno al 5.40 ma non mollo: ripenso al percorso, mi ero detto che una volta al 39 sopra Ponte Vecchio sarebbe stata psicologicamente tutta in discesa, mi faccio forza e lo affronto, con ancora tantissima gente ad incitare, ma questa volta non riesco nemmeno a chiedere l’applauso. Il tratto fino a Piazza della Signoria e poi nuovamente in Duomo è unico, per diversi tratti alzo lo sguardo ad ammirare questa splendida città, attorniato dalla folla che in questo momento è veramente determinante per la riuscita della gara. Arrivo al ristoro del 40, dietro il Duomo, mi concedo 30 secondi di pausa, per un attimo mi gira la testa ma sul momento non do peso alla cosa. Si passa il Bargello, il passo è ormai assestato sui 6’, ma corro. Il fondo di questi ultimi 4Km è difficilissimo con lastroni a rompere il ritmo. Si torna sul viale del 41, noto che Doriano è poco più avanti di me, ma non mi sono nemmeno accorto del controsorpasso. Alzo lo sguardo vedo una pubblicità Asics messa in quel punto non a caso: “We always finish what we start”. Ambulanze, come ad ogni finale di Maratona, ma ad una curva che immette sul lungarno scorgo, oltre ai mezzi di soccorso, 4-5 persone che tengono un telo bianco, in una di quelle scene che solitamente vedi solo in TV. Rallento ulteriormente, attendo ormai le ultime due curve, mi raggiunge Leox: avevo previsto un suo recupero in progressione e si è puntualmente verificato. Mi propone un arrivo in parata, ma devo recuperare mia figlia e, fresco, mi risponde “ci si vede all’arrivo allora”.
Sguardo a destra, mia moglie che, con l’aiuto di un addetto, fa passare Lara oltre le transenne, la prendo per mano, le chiedo di rallentare perché corre più di me. Curva a destra, siamo al 42, Piazza Santa Croce e il tappeto blu in fondo, si gira a sinistra, la tribuna è piena di gente, chiedo un ultimo applauso alzando le braccia al cielo con mia figlia e taglio il traguardo i 3 ore 46 minuti e 45 secondi.
Dopo l’arrivo la strada verso le borse è lunga, tortuosa e trafficata. Ma, una volta ritrovato Leox e coperto con la termica dell’organizzazione, è anche un momento di riflessione su quanto appena fatto. Mi piace ricordare una splendida sua frase, a coronazione di un super debutto, che sentenzia “comunque, cronometri a parte, noi s’è fatta un’impresa!”, che in accento toscano rende 100 volte in più. Ed è questo proprio il mio pensiero, cronometro a parte, correre per 42Km era una cosa che non avevo mai fatto prima, ora ci sono riuscito e mi sento veramente un Maratoneta con la M maiuscola.
Una volta acceso nuovamente il telefono i messaggi sono tantissimi, segno che il nostro forum è una grande famiglia, e farà tantissimo piacere leggere che mentre correvo, c’era qualcuno che commentava i miei passaggi e incitava virtualmente. E’ purtroppo anche il modo più immediato per apprendere che quei teli bianchi al Km 41 coprivano un podista come tanti, Luigi, di soli 38 anni che non è riuscito a prendere la medaglia di Finisher, e questo rattrista la mattina di sport e gioia.

Il rientro in albergo è stato poi per me abbastanza traumatico, con problemi di stomaco, nausea e poca voglia di reintegrare. Mia moglie si è dovuta sobbarcare tutta la gestione del dopo-gara e del trasferimento verso Santa Maria Novella, che io ho fatto in piena modalità Zombie. Come ho scritto su Facebook dopo la gara, fare il maratoneta è difficile, ma non ci dobbiamo dimenticare che dietro un maratoneta c’è quasi sempre una compagna che lo supporta, non solo il giorno della gara, ma anche per tutti i mesi che precedono l’evento. Senza, sarebbe tutto più difficile.
Non faccio piani per il futuro, dopo Milano ho avuto rigetto, tant’è che ho fatto solo 3 gare con impegno (Firenze compresa) negli ultimi 8 mesi. Dopo il debutto era scattato in me un senso di rivalsa, ora gli esperti mi dicono che dovrebbe scattare la voglia di migliorarmi. Mi limito a dire che per ora sta avendo la meglio maggiormente il difficile decorso post-gara e gli eventi del Km 41, rispetto alla voglia di tentare una nuova Maratona. Se così sarà, sarà un discorso dell’autunno 2015.
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