Il 22 Febbraio 2015 è una data che penso ricorderò a lungo, sia per motivi extrapodistici che non.
Esordisco premettendo che tutto quanto sto per scrivere è direttamente legato e condizionato dallo stato d’anima di quel weekend, mentre la gatta di casa Lulù, da 13 anni con noi, era in fin di vita.
Salsomaggiore è una città conosciuta, ma poco popolata, e quindi nel sabato prima della gara sai che puoi trovare in giro solo persone che devono correre il giorno seguente: i ristoranti sono pieni di persone in tuta e scarpe da running, il clima è festoso e le portate sono le classiche del menù del podista che, tra l’altro, si sposano perfettamente con la cucina Emiliana. La cena è quindi andata via piacevolmente, in compagnia di Paolo Corsini, di Foia e del simpaticissimo Dario (alias “Corro Ergo Sum”) con relative consorti.
Con il passare dei giorni precedenti alla gara, si è materializzata una realtà, quella della gara bagnata. Il dubbio era solo dato dalla quantità di acqua che avremmo preso. Inizialmente ero ottimista, pensando di puntare ad una tenuta comunque da asciutto ma poi, poco prima di uscire dall’albergo, ho optato per uno smanicato antipioggia, così da avere una precauzione aggiuntiva anche per il vento, che si è fatto sentire in maniera moderata sul percorso.
Scendo in strada, il tempo di essere intervistato da una tv locale e mi dirigo verso il consueto raduno con gli amici di Running Forum (un bel gruppo anche in questa occasione). Decido di fare un riscaldamento più accurato del solito, visto che arrivo alla mezza maratona debutto del 2015 reduce da una tendinite, che mi ha fatto saltare diversi allenamenti negli ultimi 15 giorni. Sono indeciso sul ritmo da tenere dato che, a conti fatti, non parto in una 21k con obiettivo PB da praticamente un anno, perché in autunno con la Maratona ho tralasciato la distanza minore, facendo tempo a Busto quasi per caso.
Decido di eliminare ogni riferimento frequente sul Garmin, imposto il LAP a 4Km. E provo, per la prima volta, quasi per gioco, ad impostare il Virtual Partner su 4.27, che mi assicurerebbe un nuovo PB.
I primi 8-9Km di questa gara sono tutti in discesa, lenta ma costante. Conosco bene questo percorso perché un anno fa corsi la 29Km (con ottimi risultati) e quindi mi limito a far poca fatica e controllare il passo, buttando raramente un occhio all’orologio e accorgendomi di essere intorno a 4”/Km sotto il tempo target, sui 4.23. La paura di questa prima parte di gara è quella di sentirsi bene e poi pagarla tutta nella seconda metà, ma sto bene e decido di restare su quel passo.
Dopo gli 8Km iniziali costanti (primi due parziali 17.32 17.33), si arriva a Fidenza, un tratto che già lo scorso anno mi era piaciuto, nonostante il fondo acciottolato e la poca gente sul percorso per via della pioggia. Qualche cambio di direzione per le vie del centro e siamo già a metà gara. Da un rapido check fisico/cronometrico concludo che il mio tendine sta bene, il menisco dall’altra parte regge e sono circa 60” sotto il mio PB. Per un attimo mi viene voglia di cambiar passo, poi decido di starmene buono per altri 3-4Km, giusto per arrivare ai 2/3 di gara.
La pioggia non cala, è sempre stata incessante per tutta la gara, il cappellino aiuta ma gli occhiali sono sempre comunque bagnati. Il Garmin non lo guardo praticamente più, un solo passaggio sulla videata della FC per rendermi conto che è quella giusta, quella adatta per la giornata di grazia: 154bpm a 4.20.
Arrivo al 14 ben lanciato, sto facendo una bella progressione e ci sono diverse persone che fanno 30Km e Maratona, quindi corrono in modo più conservativo di me ed è automatico che la mia seconda parte di gara sia un continuo sorpassare persone, che notoriamente è una spinta psicologica aggiuntiva. Ho tempo di dedicarmi anche ad un paio di pose per i fotografi, ricordando Lulù: è ora del cambio passo, o almeno del tentativo. Praticamente da qui alla fine della mia gara, starò sempre sotto i 4.20.
In passato sono stato, giustamente, bacchettato per il mio essere fin troppo calcolatore, di non lasciarmi mai andare quando sto bene e, di conseguenza di sottovalutarmi. In questa occasione c’era una situazione ideale per mettere in pratica il nuovo approccio: il ritmo c’era, nessun problema apparente e quindi non provarci avrebbe significato altro rimorso per l’occasione persa. La proiezione in quel momento dice 1.32.30, voglio provare a dare un colpo di reni per attaccare il 92’. Dal 15 accelero (4.19 e 4.15 i due km successivi), al 17 affronto il cavalcavia dell’autostrada, dove per un attimo credo di dover pagare dazio, per poi vedere che sono comunque a 4.16.
Si spiana verso Fontanellato, 4.17 al 18, 4.14 al 19 e 4.11 al 20. Concludo il tratto 16-20 a 4.15 di media, mi sento onnipotente e sorrido pensando che quella è una media da 1h30. Sono in bilico con l’ora e 32 di tempo, ho dannatamente paura di finire qualche secondo sopra, anche a causa dei metri di discrepanza che solitamente ci sono in più tra Garmin e distanza ufficiale. Vedo in lontananza il castello di Fontanellato, mi preparo a fare l’anello aggiuntivo che lo scorso anno avevano aggiunto per la Mezza Maratona (causa deviazione) ma mi accorgo che ormai mancano 400m all’arrivo e quindi il percorso è tornato ad essere quello originale. Sono a 4.07 ed entro in piazza, davanti a me non c’è nessuno e svoltando ho la passerella tutta per me, sprinto come non mai (la traccia dice 3.42 nel tratto finale) e taglio il traguardo, dimenticandomi di stoppare l’orologio, che avevo comunque controllato poco dopo il tappeto, leggendo un pazzesco 1.31.20, a 3 minuti di distanza dal precedente personale. Anche la classifica finale mi sorriderà, con un 66° posto (su 405) che per me è miglior prestazione assoluta, ed anche un bel 15° di categoria su 60.
Piove ancora, accendo immediatamente il telefono per avere notizie di Lulù, ma non ce ne sono, e la cosa non è così positiva. Tensione da scaricare, stati d’animo contrastanti, un tempo incredibile stampato sul mio polso. Mi appoggio al muro del castello per fingere un blando stretching e piango per un minuto abbondante.
Giusto per diritto di cronaca, in serata Lulù ci ha salutato per sempre. Ecco perché questa sarà in tutti i sensi una giornata che ricorderò per molto tempo.