Maratonina delle 4 Porte – Pieve di Cento, 8 Marzo 2015

Pieve di Cento rappresenta per me il massimo che si possa chiedere da una mezza maratona: organizzazione perfetta, percorso piatto, cambi di direzione ridotti all’osso, numero di partecipanti contenuto e prezzo stracciato (10€) nonostante un pacco gara rispettabile. Il tutto con un’omologazione di tipo A della FIDAL.

Ecco perché, dopo la mia partecipazione nel 2013, lo scorso anno mi ero pentito di non essere riuscito a correrla. In una stagione dove sono alla ricerca del miglioramento del tempo, la Maratonina delle 4 Porte è stata il primo punto fermo da appuntare nel calendario, decidendo tutto il resto in funzione di questa data.

E’ anche vero che, a conti fatti, dopo l’imprevisto exploit di Fontanellato, ho dovuto rivedere anche il mio approccio alla gara. Sicuramente non mi aspettavo di fare 4.20 al primo tentativo stagionale, era un risultato a cui pensavo di poter ambire gara dopo gara e quindi, vista la situazione, ho deciso di puntare tutto in questa mezza, anche perché gli acciacchi causati dal periodo di gare mi impongono una sessione rigenerante per non finire ai box per troppo tempo.

Rispetto a due anni fa, l’arrivo è molto più scenografico, dato che si torna nella piazza del paese, che nel 2013 era completamente transennata a causa del recente terremoto. Saluto Francesca che parte molto prima di me per la sua non competitiva da 15Km e vado a cambiarmi. Riscaldamento abbastanza lungo, qualche scatto e mi sposto verso la griglia di partenza.

La temperatura è perfetta: 7 gradi con sole, e di conseguenza un aumento di calore prevedibile durante la gara. Peccato ci sia un vento fastidioso: essendo il percorso un quadrato quasi perfetto nei campi intorno a Pieve, mi chiedo quanto questo darà fastidio (o aiuterà?) a seconda del tratto.

Alle 10.01, in leggero ritardo a causa di problemi di natura cronometrica, lo start: i primi 5Km di questo tracciato sono completamente in rettilineo, quindi ideali per fare ritmo. Ho deciso di partire sul tempo medio finale di Fontanellato, a 4.20, peccato che già dalle prime battute ci sia un vento laterale non indifferente, fortunatamente il gruppo è ancora compatto e quindi cerco un minimo di riparo aggregandomi ad altre persone. In gara guardo poco la FC, ma dall’unico check mi rendo conto che siamo leggermente oltre la mia solita frequenza, a conferma che il vento ci sta facendo faticare non poco. Le gambe vanno, ma la paura che questo sforzo non preventivato presenti il conto a fine gara, è tanta.

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Dopo 7Km, un primo riscontro: giriamo a destra e il vento sparisce per un attimo. Noterò poi, dati alla mano, che il cambio mi porta da 4.25 (al 7°) a 4.15 (dell’8°). Rinfrancato da questa nuova sensazione, affronto i 2Km successivi, caratterizzati da un tracciato con continue “S”, cercando di seguire la traiettoria migliore, ed evitare di fare inutilmente strada in più.

Al Km 9 sono in perfetta media, qualche secondo più veloce della tabella pianificata, quando si materializza il momento più atteso: vedo che la curva successiva a destra, mi immette in un tratto di lungofiume (che ricordo essere abbastanza lungo) protetto da un argine di 4-5 metri di altezza. Appena svoltato, è come se qualcuno avesse spento improvvisamente il ventilatore: silenzio, zero attrito… e caldo improvviso. Da un paio di Km sono affiancato ad un ragazzo che corre sui miei ritmi, e percorriamo insieme questi magici 4Km andando in progressione con una facilità che, contrapposta alle difficoltà di poco prima, sembra irreale.

Quel tratto scorre con parziali ottimi: 4.15 4.17 4.12 4.12 4.15 4.13. Mi sembra di volare, e dopo le difficoltà posso iniziare i miei consueti calcoli. Al Km 15 sono a una proiezione da 1.30.35, con un finale simile a quello di 15 giorni prima posso addirittura puntare ad un under 90’ che avrebbe la valenza di una medaglia olimpica.

Ma i conti con il vento non sono, purtroppo, finiti: al Km 16 si gira in una frazione, il vento aumenta ma le case ci proteggono leggermente, il passo si alza, ma resta accettabile, anche se la fatica comincia a farsi sentire. E’ al Km 18 che troviamo la difficoltà maggiore: percorriamo un tratto di circa 800m parallelo a quello della partenza di 1 ora prima, ma il vento ha raggiunto a questo punto livelli insostenibili. Sono fermo, inchiodato, non vado in avanti. Gli altri non sembrano staccarmi, quindi concludo che non sia la stanchezza a farmi rallentare. Arranco letteralmente fino alla svolta successiva, come fossi vicino alla cima di una salita. Svolto, il vento cala ma resta laterale. Dopo il Km 18 a 4.27 stampo un altro 4.27 al 19, devo andare in difesa, stringendo i denti. Ma non riprendo ritmo, siamo ormai in paese, ripenso a quel runner buontempone che 10Km prima contava i restanti fino al 20, aggiungendo “se ne fai 20, il 21 viene da sé”. Il Km 20 è ancora peggio, a 4.29.

a2e3Ho perso in questo tratto tutto il vantaggio che avevo accumulato, e se continuo così rischio addirittura di “mangiarmi” l’obiettivo intermedio del 91’. Ho un sussulto d’orgoglio, allungo la falcata, e spingo con le poche forze rimaste, anche se comunque non vado più veloce di 4.20. Passo sotto la porta del paese, ci sono le transenne e chiedo un minimo di incitamento, sprinto, stoppo il Garmin e mi butto a terra, stremato. Dopo qualche secondo ho la forza di guardare l’orologio che indica 1.30.59, tempo ufficiale, in assenza di real time. Almeno l’orgoglio finale è riuscito a regalarmi un traguardo, oltre a quello del nuovo PB.

a2e2Certo, riguardando la gara, solo mezz’ora prima le speranze erano altre, ma viste le condizioni e, soprattutto, vista la mia reazione finale, non posso essere scontento della mia prova. Il 90’ non è poi così lontano, ho la consapevolezza che per raggiungerlo servirà una giornata perfetta, ma io devo farmi trovare pronto per cogliere l’occasione.

In un certo senso mi trovo come quello che conclude una partita soddisfatto, ma con in mano un risultato bugiardo in termini numerici.

All’ultimo Km, nel pieno del massimo sforzo, mi sono detto che il mio corpo sta mandando segnali e chiede riposo. E’ giusto ascoltarlo e prendermi 2-3 settimane di pausa per recuperare al meglio. Con grossa soddisfazione per i risultati ottenuti, al terzo PB in 3 weekend consecutivi.

Parabiago Run, 1 Marzo 2015

Le 10k sono sempre merce rara nel calendario podistico, e sinceramente fatico a capirne le ragioni. Di conseguenza, bisogna cercare di fare quelle che ci sono, perché le occasioni sono poche.

Saltata la StraMagenta (quest’anno teatro del debutto di Francesca), la mia scelta era ricaduta sulla gara di Granarolo Emilia, ma poi il meteo disastroso dei giorni precedenti la gara (1m di neve e black-out elettrico di 96h) aveva stravolto i miei piani.

Ho trovato quindi la Parabiago Run, gara di recente creazione (4^ edizione), abbastanza veloce, eccezion fatta per un “breve tratto di sterrato”. Il problema principale è che si andava ad incastrare a metà tra la Mezza delle Terre Verdiane, e la successiva 21 a Pieve di Cento.

16498125808_a038d479e7_oCome ho già raccontato, a Fontanellato ho spinto parecchio, e quindi la situazione muscolare non era delle migliori, con inediti problemi ai polpacci, forse a causa della spinta continua sull’avampiede, forse perché le A2 in mezza maratona le patisco ancora un po’. In aggiunta, la notte precedente la gara di Parabiago, è tornata a farsi viva la mia cronica e simpatica asma.

16692799445_f2e6c8eba9_oCon Alex raggiungo il ritrovo, le operazioni di ritiro e cambio scorrono senza il minimo intoppo, l’organizzazione è perfetta. Riscaldamento breve con il simpaticissimo SteVa e con Pablo, che arriva in extremis dopo una notte di lavoro. Il clima è ideale: non fa freddo e non c’è vento.

Alle 9.30, come previsto, ecco lo start: cerco di partire abbastanza avanti, perché non c’è real time, anche se per me farà fede il GPS al polso. Prendo subito la ruota di Alex che, come me, punta a stare attorno ai 41’ ma mi accorgo subito dopo le prime due curve, che qualcosa non va: sono già in debito di ossigeno dopo 500 metri? L’asma è salita immediatamente, cerco di fare mente locale, do la colpa al mancato utilizzo del Ventolin mentre ho aspettato il via (operazione che solitamente mi è sufficiente ad evitare la crisi iniziale), e quindi rimedio sfilando lo spray dagli svolazzini. Mi calmo un attimo, anche perché il passo è fin troppo veloce (4.00 il primo km), e attendo con impazienza l’effetto terapeutico.

16691418171_e426e967c1_oAl terzo km usciamo dal centro abitato, vedo il famoso tratto sterrato e lo affronto per la prima volta: qualche buca iniziale, ma poi sembra abbastanza battuto, una curva a destra e poi ci si immette un rettilineo decisamente lungo. Si passa un casolare, un secondo, curva e controcurva, ma lo sterrato non finisce. Si attraversa una strada asfaltata, ma si ritorna nuovamente su terra, a tratti pure fangosa, oltre che dal fondo irregolare. Mi accorgerò una volta a casa, che quel “breve tratto” in realtà era più di 1Km.

Messa alle spalle questa prima difficoltà provo a non abbattermi e cerco di tornare al passo preventivato, e riacquisto un po’ di fiducia girando a 4.01 e 4.06 per i due km successivi. Al giro di pista di metà gara transito in 20.31, sono in perfetto ritmo sul mio obiettivo. Il problema è che sono già molto affaticato e dubito di riuscire a tenere per altrettanta strada.

p51039966-5Uscito dallo stadio mantengo un passo costante, ma vedo i miei compagni di corsa del primo giro prendere qualche metro di vantaggio. Al secondo passaggio sullo sterrato, cedo: i polpacci, che già in settimana mi avevano fatto capire di non aver recuperato la gara della domenica prima, si induriscono e a tratti mi fanno male, mentre il fondo non aiuta di certo. L’ottavo Km lo faccio in 4.18, un tracollo sensibile. Tornato sull’asfalto mi metto il cuore in pace perché l’obiettivo 41’ è ormai sfumato, cerco pian piano di ritrovare il mio ritmo e riesco a fare una progressione buona (considerata la situazione) che se non altro, mi restituisce un po’ di fiducia, così da terminare limitando parzialmente i danni in 41.36

A conti fatti, ho migliorato il personale sulla distanza di oltre un minuto (precedente 42.50). Ma ci sono tanti aspetti che mi lasciano, se non altro, un po’ di amaro in bocca. A dicembre avevo portato a termine una 8k in 4.04, con la sensazione netta di essere in grado di proseguire su quel passo per altri 2k, ma comunque di finire intorno al 41’, che era un obiettivo che sentivo veramente vicino, rinfrancato anche dalla super prestazione di 7 giorni prima.

Probabilmente è stata proprio quella gara ad influenzare negativamente la seconda parte della mia 10k di Parabiago.