Run Tune Up 2015, la Mezza di Bologna

Dicono che una volta raggiunta la maturità, si arrivi ad un punto in cui l’esperienza diventa predominante sulle altre componenti. E così che, nel giorno della mia 18^ mezza maratona, porto a casa la gara più deludente dal punto di vista tattico, giusto per impersonare la parte dell’eccezione che conferma la regola.

Run Tune Up 2015, la Mezza di Bologna: iscrizione decisa mesi fa, probabilmente già nel settembre 2014, quando la corsi per la prima volta in modalità ritmo maratona, durante la mia personale “Road to Firenze” dello scorso anno. Percorso invidiabile (trovatemi una 21k esente da zone industriali, campi o periferie), distanza agevole dalla mia location dei weekend ed organizzazione più che valida.

Questa gara ha solo un aspetto negativo, a mio giudizio, e si traduce in un una semplice frase: scordati di fare il tempo. Il percorso è ostico, tortuoso, con una seconda metà caratterizzata da fondo irregolare, inoltre, la collocazione nel calendario la mette a forte rischio caldo, oltre che essere posizionata ad inizio preparazione autunnale, dove la forma non è certo al top. Fatte queste premesse, mi presento al via con l’idea di fare un bell’allenamento, rincuorato anche dai due recenti lunghi fatti nei weekend precedenti. Le intenzioni sono di partire a 4.30, per poi sfruttare la seconda parte in modo progressivo, fino ad arrivare a quel ritmo mezza di 4.15 che deve diventare il chiodo fisso del mio autunno.

Il pregara è piacevole e ritrovo amici vecchi e nuovi, vicini e lontani. Mi sembra proprio di essere al centro del mondo. Riscaldamento relativamente breve (un paio di Km) in compagnia di Andrea prima, e Phil nella parte finale (che ho piacevolmente ritrovato dopo la gara di Londra). Qualche allungo e mi metto in griglia, dove riesco a posizionarmi abbastanza in avanti (saranno 20 i secondi di discrepanza tra gun time e real time).

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Dopo l’inno nazionale cantato dal coro dello Zecchino d’oro, con 2 minuti di anticipo, alle 9.28 la gara parte. Dopo 200m c’è subito una curva, e il primo tratto è decisamente ad imbuto, ma è il prezzo da pagare per partire in Piazza Maggiore. Non ho target di tempo, quindi non mi agito, ma procedo comunque cercando di infilare gente sulla destra per tutto il 1°Km, quando mi sono assestato intorno ai 4.30/Km. Come nelle recenti gare sulla distanza, ho impostato il lap del Garmin su 4Km, per evitare di legarmi troppo alle oscillazioni che si hanno tra un chilometro e l’altro, a maggior ragione in una gara che si corre interamente in città e dove il segnale ballerino potrebbe restituire valori sballati.

Conosco questa gara, e so bene che i primi 10Km sono da fare sulla cerchia esterna dei “viali”: carreggiata ampia, asfalto, e continuo alternarsi di falsipiani. Dopo il 2°Km, in costante discesa, avviene il primo imprevisto di giornata: mi sono messo a spingere per recuperare il rallentamento iniziale, e sto girando ad una media di 4.15, troppo. Decido di rilassarmi un po’ ma nonostante il mio sforzo sia appena marcato, resto su quel passo. Chiudo i primi 4Km a 17.04, 4.16 di passo. I 3Km successivi sono invece da fare in salita: passo costante, rallento leggermente, ma corro comunque agevolmente. La pendenza a favore del Km 8 mi fa recuperare nuovamente ritmo e faccio i secondi 4Km a 17.08, praticamente in fotocopia ai precedenti.

Cerco di fare chiarezza, ponendomi delle domande: “vuoi davvero tentare il colpaccio, provare a tenere questo ritmo per 21Km, portando a casa un tempo inaspettato, oppure meglio rallentare e arrivare tranquillo in fondo?”. In realtà a questa domanda non do risposta, perché le sensazioni sono buone, ma non ho la minima idea di come possa andare a finire. Nel tratto successivo, mi ritrovo per un attimo addirittura a 3.55 e devo impormi di alzare il piede dall’acceleratore. Comincio a metabolizzare la domanda di prima, aggiungendo argomentazioni alla situazione: posso essere sul filo del rasoio sui 90’ (vedo i pacer qualche decina di metri avanti a me da diversi Km), ma il problema è che la discrepanza tra i cartelli e il Garmin è già di almeno 300m, e questo l’avevo notato già dal Km 3. Dare l’anima e poi subire la beffa a causa della misurazione? Durante il 12° Km conosco finalmente Alberto del forum e scambiando alcune chiacchiere con lui, mi rendo conto che i pacer, così vicini davanti a me, sono in realtà quelli dell’1h35, che stanno andando ad un ritmo decisamente più veloce di quello che dovrebbero tenere. Passo il terzo “blocco” del GPS ancora a 17.04, con una regolarità impressionante.

Sento che qualcosa non va, ma non riesco a capire bene cosa, sinceramente. Forse la scarsa voglia di giornata, forse la consapevolezza che ci siano altre 3 gare per raggiungere l’obiettivo, e cedo di testa. In quello stesso istante, durante una svolta del Km 13, mi appare davanti, fermo a lato strada sotto un portico, Marco (Minuti) del forum. Mi vede, ed inizia a correre al mio fianco. Mi racconta di aver tolto il chip perché la sua gara (da 3.50 di ritmo) era stata rovinata dagli addetti ai ristori, incapaci di rifornire in modo efficace gli atleti più veloci. Inizio a parlare con lui, togliendomi ulteriormente fiato, e in modo praticamente incosciente, inizio la mia resa. Decido che per me finisce qui, gli comunico che sono scoppiato e procedo a ritmo più lento. Per quasi 8Km viaggiamo affiancati, anche se il passo non è propriamente quello di una persona che è saltata, perché mi mantengo comunque prima sui 4.35 e poi sui 4.40. Mi dico che aver fatto tutta quella corsa lenta a 4.45 negli ultimi mesi ha forse migliorato la mia meccanica di corsa, e trovo quel ritmo comunque agevole.

Al Km 20 inizia l’ultimo falsopiano di giornata e la stanchezza finalmente ha l’occasione per palesarsi in modo definitivo: ora si che sento le gambe dure, fatico a spingere. C’è anche poca voglia di farlo, perché ormai 1 minuto in più non farebbe la differenza. Marco prova a spronarmi, ma il Km 21 lo faccio a 5.04. Gli ultimi 400m del mio Garmin li faccio entrando in Piazza Maggiore a 4.35 e usando le ultime forze per richiamare l’applauso del pubblico. Arrivo comunque a braccia alzate insieme a Marco, dopotutto è sempre un’altra gara portata a termine, e che probabilmente avrei abbandonato mezz’ora prima se non ci fosse stato lui.

A conti fatti, se riguardo la traccia, ho portato a casa un buon allenamento: 12Km a ritmo mezza, 8Km di corsa lenta e 1Km di defaticante. Certo se avessi attuato il piano previsto, probabilmente non sarei arrivato così in crisi muscolare e avrei concluso con lo stesso tempo finale. Che per la cronaca è stato di 1.35.58, che letto così in maniera fredda mi dice che sono ancora ben lontano da quel muro dei 90’ che tanto sogno di abbattere. Il bicchiere mezzo pieno è senza dubbio dato da quei 12Km iniziali, dove ho girato in modo veramente agevole, quasi sorprendendomi, sul passo che mi può portare a quell’obiettivo. Il punto di partenza l’ho fissato, ora devo lavorare per aggiungere la tenuta sui Km che a Bologna mi sono mancati.