Ho riletto poco fa l’articolo scritto lo scorso anno in occasione di questa gara e, per qualche secondo, sono stato indeciso tra scrivere il resoconto della 10Km di ieri o se postare semplicemente un link per rimandare all’edizione 2015.
Infatti, la corsa di oggi mi ha lasciato le stesse sensazioni, le stesse aspettative, le stesse difficoltà e lo stesso esito finale: un nuovo personal best, ma anche la convinzione che si sarebbe potuto portare a casa qualcosa di più.
Anche in questa occasione, la gara di Parabiago si va ad incastrare tra la fortunata Mezza delle Terre Verdiane e la 21 successiva (Ferrara, il 20 prossimo Marzo), e le facce note sono parecchie. Passo tanto tempo nel pre-gara a salutare Alex, Mauro, Mattia, Enrico e tanti altri, fino ai compagni di squadra Palzola Simona e Riccardo, con il quale condivido parte del riscaldamento.
Alle 9.32, con qualche minuto di ritardo, il via. Parto abbastanza avanti (abbiamo il chip, ma non c’è tappeto in partenza, e quindi nessun real time), ma cerco di stare contenuto come passo nel primo km, facendomi sfilare da diverse persone, nonostante dopo 500m il passo sia ancora poco sopra il 3.40.
Il percorso lo conosco bene, e soprattutto temo il chilometro sterrato posizionato a metà del percorso da 5km. Dopo i primi 2km (3.55 e 4.01) lo affronto deciso per la prima volta, e lo precorro con un ritmo di 4.04. Mi accorgo che, oltre ad essere un tratto a fondo irregolare, è anche leggermente in falsopiano, aspetto che mi era sfuggito in precedenza. Mi rilancio sull’asfalto girando a 3.59 e passo la metà gara sulla pista in 20.00, perfettamente in linea, forse anche qualcosina più veloce del previsto.
Nel frattempo Riccardo mi ha affiancato e pian piano abbandonato. Ottima progressione la sua, che lo porterà ad un ottimo tempo finale. La mia situazione è quella che ormai potrei definire un déjà-vu nelle mie gare da 10 chilometri: per metà gara giro bene, poi tendo a trascinarmi per un paio di Km. Ed ecco che il 6° ed il 7° li faccio a 4.01 e 4.03, ma con uno sforzo che in proporzione mi dovrebbe far andare a 10″/km in meno.
E poi, cosa succede? Succede che di metri ne mancano ancora 3000, che la gara è ancora lunga e non basta stringere i denti e dire “dai ne manca solo 1”, come capitò per esempio a Sant’Agata in dicembre. Per di più, l’amato sterrato è di nuovo qui: 4.11 di passo, piantato come un sasso. Non mi riprendo nemmeno una volta raggiunto l’asfalto e a metà del Km 9 sono ancora a 4.10. Faccio un piccolo check mentale, mi rendo conto che, oltre ad aver disatteso le previsioni, ho la concreta possibilità di non tornare a casa nemmeno con il PB (40.38 fatto a Londra, in Agosto). Scatta una molla e scatto anche io, lascio sul posto il podista che stava arrancando insieme a me da qualche minuto, e raggiungo anche il gruppetto davanti a me. Gli ultimi 2 cartelli chilometrici si allineano con la distanza del Garmin, dandomi ulteriore fiducia per il passaggio finale in pista, situazione ideale per tenere alti i giri del motore.
Taglio il traguardo in 40.28, un crono insperato solo 7-8 minuti prima, ed un ultimo chilometro a 3.54, segno evidente che di benzina ce n’era ancora, ma il pedale dell’acceleratore non ne voleva proprio sapere di spingere oltre.
Anche quest’anno devo dire che di fronte ad un PB non si può essere scontenti, ma quei 15 secondi in meno li sentivo possibili.
Fortunatamente c’è poco tempo per pensare, la testa va subito a Ferrara.
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