Memorial Mario Cardinelli Mezza Maratona del Parco Urbano, Pontelagoscuro (FE) 28 Novembre 2016

Con la mezza di Busto il mio calendario autunnale sulla distanza avrebbe dovuto dichiararsi concluso. Il finale della gara mi aveva però lasciato qualche dubbio su uno stato di forma in crescita nell’ultimo mese quindi, piuttosto che passare l’inverno a recriminare su un eventuale risultato cronometrico non raccolto, ho deciso di passare al setaccio gli appuntamenti disponibili e questa maratonina faceva proprio al mio caso.

Pontelagoscuro, paesino a me sconosciuto fino a 10 giorni fa, è una frazione di Ferrara. Mi renderò conto, studiando il percorso nei giorni precedenti la gara, che per un tratto di strada costeggeremo anche le mura della città. Iscrizione su SDAM e scelta fatta.

Una volta al ritrovo, incontro inaspettatamente Gaetano di RunningForum (che non vedevo dalla Run Tune Up del 2014) e procedo con il mio riscaldamento, oggi più che mai importante in quanto i tendini della gamba sinistra all’altezza del ginocchio risentono del carico (probabilmente eccessivo) di gare dell’ultimo mese. Le sensazioni sono discrete, il dolore non è completamente assorbito dopo i 2 giorni di completo stop, ma la testa resta determinata sull’obiettivo.

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Qualche minuto dopo le 9.30, dopo una piccola diatriba tra i giudici UISP sul posizionamento corretto del via, si parte. La tattica è quella già ampiamente rodata nelle recenti mezze di Calderara e Busto, con la speranza di riuscire a fare un finale contenendo l’inevitabile calo della seconda parte di gara.

Parto quindi nel gruppo di testa, imponendomi il 4.10 di passo fin fa subito. Dopo i primi 2500 metri di esce dal centro urbano, raggiungendo uno dei punti più belli del percorso: poco meno di un chilometro di sterrato (che non si fa sentire, viste le gambe ancora fresche) immersi nel verde del Parco Urbano. Veramente un bel posto per andare a correre quotidianamente. Al Km 4 il primo lap di giornata mi restituisce un 4.09 di passo, in linea con il pianificato. Al cartello del 6° vedo le mura della città di Ferrara, e mi rendo conto di percorrere un breve tratto esattamente in senso inverso rispetto a quello fatto al 19° Km della mezza del mio PB, 8 mesi prima. Rinfrancato dal ricordo positivo raggiungo il Km 8 sempre a 4.09 di passo medio, con una proiezione al di sotto del mio miglior tempo.

Al km 9 perdo qualche secondo al ristoro, dandomi una conferma di come possano essere insidiosi a volte. La giornata è però calda, nonostante il periodo, e un brevissimo sorso d’acqua serve più per la mente che per il fisico. Come prevedibile, la stanchezza inizia a farsi sentire, ma la testa resta concentrata sulla gara e continuo a spingere, sperando di non pagare nel finale tutta la fatica. Fino al Km 13 le proiezioni mi danno forza per non calare nell’azione di spinta.

Il tratto successivo presenta il primo conto di giornata: un leggero vento contrario, e lo stomaco dolorante rendono più difficile la corsa, e il passo si alza leggermente anche se giro comunque al Km 16 con un tempo intorno all’89. Quello che mi preoccupa è però il vero punto ostico del percorso: durante il 17° chilometro, si sale sull’argine del Po, con una salita che mi è stata descritta come “breve ascesa di 150 metri”. A lato pratico la breve ascesa è un cambio secco di pendenza che porta a fare un dislivello di quasi 10 metri in pochissimo tempo. Decido di non attaccare deciso, ma di salire invece tranquillo, rendendomi conto una volta in cima che il problema non consiste nella salita in sé, ma più che altro nella successiva ripartenza. Le gambe non riescono a riprendere il ritmo di 1 minuto prima, provo a spingere e rilanciare, ma non c’è una risposta positiva dal fisico. Saranno i 3 chilometri (17-18-19) peggiori della mia gara, dove anzichè guadagnare i 30″ che mi avrebbero portato in zona PB mi ritrovo a perderne altrettanti.

Fortunatamente riesco a riprendere ritmo negli ultimi 2 chilometri, quando la testa della corsa femminile mi affianca e con lei un manipolo di accompagnatori, sia di corsa che in bicicletta. Si entra in paese, vedo l’alto campanile della Piazza che ospita l’arrivo, ma restano ancora 3 cambi di direzione prima del traguardo. La poca lucidità rende difficoltoso ogni calcolo, non so se sarò in grado di restare sotto i 90′ visto il tempo perso sull’argine, invece arriva il cronometro ufficiale che recita 1.29.36, dopotutto non male, considerata la difficoltà. Il chilometro finale a 4.16 di passo ha evitato il peggio.

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Quali conclusioni trarre? Ho scelto di fare un’altra mezza per testare la curva del mio stato di forma, e ho ricevuto una risposta ben chiara: a Busto ho dato il massimo che avevo a disposizione. E’ comunque soddisfacente aver raccolto tre ottimi tempi (1.29 1.28 1.29) in 4 settimane, e se aggiungo anche l’1.30 di Pisa il quadro della mia stagione autunnale non può essere che positivo, anche in assenza di PB.

Qui il percorso e qui la classifica

Maratonina di Busto Arsizio, 13 Novembre 2016

Quinta presenza consecutiva (6, contando anche la 10k del 2011) alla Mezza di Busto Arsizio, punto fermo del mio calendario autunnale sempre infarcito di gare su questa distanza. Lontano, ma sempre piacevole, il ricordo della mia prima corsa competitiva del 2012.

Come già capitato lo scorso anno, sono arrivato un po’ scarico mentalmente alla gara: ho iniziato la stagione sperando di riuscire a toccare ancora gli 89′, con il risultato minimo registrato in quel di Calderara di Reno, non senza un finale in difficoltà che mi aveva chiaramente indicato di aver raggiunto il massimo ottenibile in questo momento.

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Dopo l’ormai consueto ritrovo di RunningForum (che è poi proseguito con un piacevole terzo tempo post-gara), mi ritrovo sul viale della partenza a far riscaldamento insieme a Ciro e Claudio, entrambi determinatissimi nel raggiungere il loro personale. Il warm-up è più breve del solito, faccio solo un paio di chilometri e poi è già ora di andare in griglia.

Decido di applicare la stessa tattica di 15 giorni prima, con partenza moderatamente spinta e seconda metà in controllo, sperando però di arrivare agli ultimi chilometri in una situazione migliore. Il percorso è molto scorrevole fin da subito, con i primi 2Km in leggera discesa, lungo un viale ampio. Imposto subito il pilota automatico e riesco ad andare abbastanza regolare, arrivando al primo ristoro a 4.10 di passo, con una proiezione in linea con il  personale di Ferrara, mantenendo un ritmo veloce ma più controllato rispetto a Calderara. Anche il tratto successivo, nella zona industriale, scorre bene e riesco a vedere una decina di secondi davanti a me Ciro, mentre raggiungo e scambio qualche parola con Mauro.

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Il passaggio al Km 10 all’interno della pista di atletica mi è sempre piaciuto, perchè spegne la monotonia della zona industriale ed è l’occasione per incrociare e salutare gli amici in entrata ed in uscita. Sempre molto regolare, transito al Km 10 in 41:41, alla media di 4.10. Salto anche il secondo ristoro (non ne ho sfruttato nemmeno uno) e saluto Serena, oggi addetta ai bicchieri, per uscire dallo stadio, dopo aver ricordato per un attimo le due edizioni della 12x1h corse su questa pista.

I 2 Km successivi proseguono a ritmo sempre invariato, ma è anche il momento per fare un check della situazione: la stanchezza sta iniziando a farsi sentire, nonostante le gambe sembrino andare senza particolari problemi. Decido di affrontare il tratto fino al Km 17 risparmiando qualcosa, visto che la leggera pendenza sfavorevole rende meno facile il mantenimento del ritmo. Corro quindi per 6Km (fino al 18°) a 4.16 di passo, facendo riposare le gambe e godendomi da vicino la lotta per il 3°-4° posto femminile.

Una volta imboccato Viale Stelvio, è il momento della verità: riuscirò a tornare ad accelerare, o mi fossilizzerò sul 4.15, lottando fino all’ultimo per non perdere il 90′? Il Km 19 restituisce un primo segnale positivo a 4.12, e la successiva via Bellini (teatro della serale Busto di Sera) mi carica ulteriormente, con il passo che migliora ulteriormente a 4.09.
L’ultimo check di giornata è sempre quello con il cartello del Km 20: il cronometro segna 1.24.20, e per un attimo rallento l’azione di spinta visto che l’89’ è in cassaforte. Faccio qualche pensiero pazzo dicendomi “se corri vicino al 4′ puoi pure agguantare un 88′”, ma mi rendo conto che è impensabile un’accelerazione simile. E a questo punto succede invece l’imprevisto: arriva il centro e la zona pedonale, c’è gente (anche se nessuno si degna di fare mezzo applauso, in pieno stile Bustocco) e il Garmin segna 4.05. Quasi incredulo proseguo nella rincorsa dando continui sguardi al display, perchè con i palazzi è facile che l’orologio sia più generoso della realtà.

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Restano a questo punto solo i 100 metri finali, sento che per l’1h28 è questione di secondi. Tiro fuori tutto quello che ho, sento mia figlia incitare a 50 metri dal traguardo, ma non riesco nemmeno a localizzarla, taglio il traguardo e fermo il tempo: 1.28.59, che diventerà 1.28.58 come Real Time ufficiale di gara. Ultimi 200 metri a 3.47 di passo.

Se dopo Calderara ero contento del risultato, oggi non posso che essere soddisfatto: nonostante il cambio di approccio alla corsa che ho in atto da qualche mese, riesco a correre molto vicino ai tempi di questa primavera, segno che la possibilità di tornare a ritoccare il PB esiste ancora ed è concreta. Ripensando alla gara, e al finale con tanta energia ancora da spendere, resta forse il dubbio di aver gestito un po’ troppo i km 13-18, ma la controprova è sempre impossibile da avere in queste occasioni.

Torno a casa molto contento e soddisfatto, con la 28^ mezza completata e una medaglia da appendere in bacheca (finalmente dal 2016 abbiamo anche questa!) per ricordare la Maratonina di Busto.

Qui il percorso

Maratonina di Calderara di Reno, 30 Ottobre 2016

Dopo diversi mesi alla scrupolosa ricerca di gare da fare esclusivamente se presenti nel calendario e con omologazione FIDAL, ho deciso per una volta di dare retta alla comodità, al percorso e al prezzo. Più volte in passato avevo adocchiato questa gara in quanto logisticamente molto comoda con la mia “base” di appoggio di parecchi weekend.

La misurazione del percorso è comunque garantita dal fatto che in passato la gara sia stata FIDAL e che, come UISP, quest’anno era pure valevole come campionato provinciale. Prima del via, recupero, insieme a Francesca, i corposi pacchi gara per il premio di categoria (10° per me, 4° per lei) conquistati alla CentoPassi qualche settimana prima.

Dopo un riscaldamento passato a litigare con i sempre più frequenti problemi del mio Garmin 310xt (ormai prossimo al pensionamento), mi porto nei pressi della linea dello start, di fronte al primo episodio “Fantozziano” di giornata: ci viene annunciato che il percorso sarà aperto al traffico (poco male, mi è capitato più volte di trovarmi in una situazione simile, anche alla recente Pisa Half Marathon), ma la cosa più bella è che il gruppo (450 partenti) viene compresso in un’unica carreggiata perchè dall’altro lato continuano a passare macchine. Posso capire che sia un problema bloccare il traffico per una gara, ma almeno per i 10 minuti del via, si potevano far dirottare le macchine altrove.

Il percorso è sulla carta fantastico: rettilinei infiniti, pochissime curve, dislivello zero e due giri di pari lunghezza. Parto subito in posizione avanzata (anche per assenza di real time) e imposto un passo sostenuto: dovrei stare sui 4.15 per puntare al 90′, ma le gambe sembrano girare molto bene, tant’è che, quasi senza accorgermene, al Km 9 sono a 4.10 di passo medio, mettendo quindi “in cascina” una quarantina di secondi sotto al target di giornata. E’ proprio nel passaggio ai chilometri 9 e 10 (coincidenti con la parte finale del primo giro) che sento i primi segni di affaticamento, uniti ad un leggero vento che infastidisce, nel tratto più esposto del percorso.

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Decido, mentre percorro per la seconda volta il lungo rettilineo del via, di prendermi un “lap” (come al solito corro impostando il Garmin ogni 4Km) senza spingere, visto il vantaggio accumulato. La strategia sembra funzionare, perchè transito comunque al Km 16 con una proiezione che mi può portare addirittura sotto l’1h29. Spingo anche al Km 17 girando in 4.09, ma al 18° arriva puntuale il mio calo, sempre intorno all’ora di gara. In questa occasione c’è però una piccola novità per me: ho un affaticamento muscolare molto evidente, quasi fossi al 35° di una maratona. Muscoli duri, conseguente fatica a spingere. Per un attimo penso: “il personale non lo puoi comunque fare, puoi girare anche a 4.30 e portare a casa un sub 90′”. 18, 19 e 20 sono in leggero calo (4.18 4.22 e 4.25), perdo circa 20 secondi ma continuo a lottare nonostante le difficoltà muscolari. Sono all’ultimo chilometro, stringo i denti, provo a rilanciare un paio di volte l’azione di corsa superando un paio di runners, ma vengo poi recuperato da uno dei due a 200 metri dalla fine.

Faccio gli ultimie 1100 metri a 4.17, ho dato tutto quello che ho, e di più non riesco a spingere. Butto un occhio al cronometro mentre taglio il traguardo, e registro un insperato 1.29.21. Col senno di poi avrei potuto finire sotto l’1h29, ma non ero assolutamente certo di poter staccare un tempo così ampiamente sotto i 90′. 51° posto assoluto in classifica (peccato per il sorpasso subito nel finale) ed un ottimo 6° posto di categoria (su 22).

Il giudizio sulla gara, al di là del risultato? Sicuramente rivedibile: 2 ristori piazzati in maniera assurda (uno all’interno di un distributore di benzina, l’altro tra due alberi, ed in entrambi i casi senza volontari ad allungare i bicchieri), auto ovunque sul percorso, con una sensazione generale di aver corso un lungo di 21Km autogestito, su una strada di campagna. Un vero peccato, perchè il percorso è di quanto più veloce non si possa chiedere, e le docce calde all’arrivo sono state veramente gradite. Insufficiente anche il ristoro finale nella palestra, passato al setaccio già un’ora prima dai primi camminatori dell’alba.

Qui la traccia